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l'idea della terapia della gestalt è di cambiare persone di carta in persone reali,
e far sì che l'uomo vuoto del nostro tempo giunga alla vita

fritz perls

Gestalt

La gestalt cerca di sensibilizzare l’individuo ad essere qui ed ora, cerca di aiutarlo a stare qui ed ora ad assumersi la responsabilità della sua esistenza, perché è inutile dire: “sono così, faccio così, perché quando avevo 3 anni mi è successo questo”.
Se guardi adesso, non hai più tre anni, è solo un ricordo. se tu ti rendi conto che stai qui, adesso, e che non sei ancora là, dentro quella situazione, cambia tutta la prosepettiva.


Barrie Simmons

La Gestalt è un’attitudine, è un ‘modo di stare al mondo’. 

Nel senso che non si propone come un modello terapeutico con tecniche rigide, predefinite e una struttura teorica statica, ma come una corrente di pensiero creativo all’interno della psicologia umanistica che ha i suoi fondamenti filosofici nella Fenomenologia e nell’Esistenzialismo. 

Fritz Perls, il suo fondatore, opera una sintesi originale fra le varie scuole di psicologia ed il pensiero occidentale ed orientale, dando forma ad una pratica terapeutica basata sull’attenzione continuativa al presente in un contesto di relazione. Il verbo tedesco “gestalten” significa “dare forma o struttura significante” e il suo risultato, la Gestalt, è dunque una forma di conoscenza strutturata, completa e dotata di un senso.

 

La Gestalt sottolinea che il tutto è differente dalle somma dalle parti perciò la terapia della Gestalt propone il concetto che per cambiare un comportamento è importante, oltre che analizzarlo, averne una visione di sintesi e percepirlo inserito nella globalità del contesto. La Gestalt considera importante l’intera esperienza di vita della persona dal punto di vista fisico, emotivo, intellettuale, spirituale e relazionale, prestando più attenzione ai “come” cioè ai processi, piuttosto che ai “perché” di un comportamento o di un’azione.

L’esperienza di ogni individuo è unica e irripetibile ed è importante che ognuno prenda coscienza del proprio vissuto sensoriale, emotivo e corporeo per comprendere se stesso attraverso la consapevolezza delle proprie esperienze più che per la conoscenza di teorie e sistemi.

Obiettivo del lavoro gestaltico è la realizzazione di quella condizione di unità mente-corpo in cui una persona si sente in equilibrio con se stessa, in grado di vivere nel mondo pienamente e con responsabilità, ritrovando il coraggio di essere e di sbagliare. La grande meta è la realizzazione di una condizione di centralità in cui l’individuo, imparando l’ascolto di se stesso, smette di subire le decisioni degli altri ma prende il rischio di inventarsi la vita ed essere creativo per vivere in maniera più consona al proprio stato interiore, interagendo nella realtà con originalità.

La Gestalt è la “terapia dell’ovvio” dice Perls, e “negarsi è l’essenza della nevrosi”: l’unico cambiamento che va verso il benessere è imparare a essere esattamente ciò che siamo», rinunciando a quel continuo lavorio interiore per sostenere qualche parte di sé e rifiutarne altre; solo accettando e accogliendo il nostro sentire e la tensione dei conflitti interni prende avvio quel movimento di trasformazione in cui «maggiore è il contrasto, più grande è il potenziale».

L’accettazione di se stessi senza giudizio è lo strumento per uscire dall’insidia dolorosa dell’autocondanna. Spesso ci poniamo verso noi stessi come genitori esigenti, ci creiamo mete irraggiungibili, sentendoci sminuiti se non siamo all’altezza dei nostri ideali di perfezione. Uscire da questa continua lotta significa raggiungere una condizione di pura consapevolezza, sperimentando gli opposti che coesistono in noi, senza volerli eliminare. Fermarsi e riconoscere profondamente le dualità che affollano il nostro mondo interno consente di vivere pienamente l’esperienza di essere e di esistere, momento per momento, alla ricerca di ciò che arricchisce, in un processo di continuo confronto e adattamento creativo: il conflitto, così vissuto, invita alla crescita, al cambiamento, all’emozione, all’avventura di vivere.

La premessa di recuperare l’equilibrio che abbiamo perduto dà per scontata l’ipotesi di un’essenza sana dell’essere umano, in cui il disagio psicologico e psicosomatico deriva dall’essersi allontanati da quell’essenza. Siamo in cerca di quella primordiale saggezza che la vita, con le sue difficoltà, ci ha fatto perdere ed è fondamentale sentirsi, riconoscere quali problematiche, incertezze, incoerenze si agitano nel nostro intimo per scegliere come procedere. Di solito diamo molto spazio a ciò che abbiamo vissuto nel passato e alle nostre proiezioni sul futuro, evitando il presente, ma il «qui e ora» è in realtà l’unico luogo in cui abbiamo la forza e il potere di agire, in cui è possibile contattare i nostri bisogni e discernere la fantasia dalla realtà. I nostri comportamenti attuali, ciò che viviamo e mettiamo in atto ora nelle nostre relazioni affettive, sono lo specchio più veritiero delle difficoltà relazionali vissute nel passato; affrontare il presente ci induce a essere protagonisti e ad assumerci la responsabilità della nostra vita.

Fritz Perls propose la terapia della Gestalt più come una filosofia di vita che come un modello terapeutico, pensando che ognuno potesse raggiungere una condizione di salute e benessere, partendo dalla propria realtà. Egli non si pone limiti nell’accettare tecniche e metodologie, purché utili a ritrovare la consapevolezza di sé. Dalla psicanalisi assunse le libere associazioni, dalla bioenergetica il lavoro sul corpo, da Moreno lo psicodramma, dall’analisi transazionale la lettura dei giochi di ruolo, dalle filosofie orientali la meditazione e lo yoga favorendo la nascita di una molteplicità di interventi, capaci di far fronte alle più svariate situazioni di disagio. 

La Gestalt come pratica terapeutica inventata e proposta da Fritz Perls ha una potenza trasformativa efficacissima e poggia principalmente sulla consapevolezza, l’autenticità, l’espressione emozionale, l’autoregolazione organismica.

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